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PSICOLOGIA TRANSPERSONALE: IL SE’

La psicologia transpersonale si propone di STUDIARE I PROCESSI CHE PORTANO OLTRE L’IO attraverso lo studio di esperienze trascendenti lo stato di coscienza.
Gli strumenti operativi della psicologia transpersonale sono le cosiddette “tecnologie del sacro”, ovvero modalità di cura che trascendono i confini della mente razionale e lavorano sugli STATI DI COSCIENZA. Questi strumenti contengono svariate prassi che includono: il viaggio sciamanico, canti, danze, visioni e intuizioni, ipnosi, ripetizioni verbali, sogni, meditazioni, viaggi quantici per modificare lo stato di coscienza.
Storicamente la psicologia transpersonale (definita quarta forza), nasce alla fine degli anni ‘60. La psicologia umanistica rispetto alla psicoanalisi e al comportamentismo, si proponeva di sviluppare un modello più completo di psiche, comprendente non solo le dinamiche di una mente malata, ma anche quelle di una mente sana. In tal modo, aveva esaminato i processi di sviluppo delle potenzialità umane, di creatività e di autorealizzazione dell’io. La psicologia transpersonale si propone invece di studiare i processi che portano oltre l’io.
Tra i suoi maggiori rappresentanti annoveriamo: Abraham Maslow, Charles Tart, Ken Wilber, Stanisalv Grof, Michael Washburn e, tra i suoi precursori, spiccano soprattutto William James, Carl Gustav Jung, Roberto Assagioli. Da questi autori emerge l’idea che, al di là di ciò che vediamo come realtà immanente, esiste anche una dimensione più vasta della coscienza, che va oltre i confini dell’io psicologico come lo conosciamo normalmente.
Non a caso lo studioso Ken Wilber, una figura di spicco della psicologia transpersonale, parla di “spettro della coscienza” (Wilber,1993). Secondo Wilber esiste una sola, unica ed indivisa coscienza alla base di tutto ciò che si manifesta, ed ogni aspetto dell’universo, quindi, non è altro che un aspetto della coscienza unica.
A questa coscienza unica possiamo dare molti nomi: dio, assoluto, brahman, vuoto, ātman, energia cosmica ma nessun nome è in grado di poterla davvero definire. La coscienza unica, immergendosi nello spazio e nel tempo, apparentemente si suddivide e si frammenta in tanti io che si credono separati, dando origine così alla molteplicità delle forme che riempiono l’Universo. Questa frammentazione è solo apparente e funzionale, perché l’assoluto resta comunque indiviso: solo la sua manifestazione sembra molteplice. Si creano “due mondi a partire da uno” (Wilber,1977)
Il termine transpersonale quindi significa propriamente “tutto ciò che va al di là della persona” e transculturale significa “tutto ciò che va al di là della propria cultura”.
Ho preso in considerazione anche il termine transculturale proprio perché un limite, o meglio, un ostacolo all’applicazione della psicologia transpersonale, è sicuramente la chiusura e limitatezza della propria cultura d’origine, che va assolutamente trascesa in questo approccio.
Obiettivi e strumenti della psicologia transpersonale
Gli strumenti operativi della psicologia transpersonale come abbiamo detto sopra sono le cosiddette “tecnologie del sacro”.
Il vero processo transpersonale consiste quindi, con l’aiuto delle tecniche prima descritte, nell’esplorazione del mondo interiore di sensazioni, emozioni, percezioni che conducono, senza alcun significato apparente, verso l’indagine, verso il graduale affrancamento della propria storia individuale e verso la dimensione transpersonale come luogo reale che racchiude le capacità spirituali dell’uomo.
Sviluppare una maggiore sensibilità e consapevolezza di sé, sono obiettivi fondamentali nel lavoro transpersonale. La trascendenza dell’ego è uno sviluppo evolutivo naturale della psiche in cui, contattando liberamente bisogni irrisolti, traumi, desideri rimossi e paure che si sono direttamente legate alla struttura caratteriale, diventa possibile aprirsi ad una dimensione che trascende l’io separato. Molti psicoterapeuti transpersonali dicono che si realizza il nostro sé superiore, trovando la parte più autentica e profonda dentro di noi.
Realizzare il sé significa comprendere che il tuo vero sé non è l’ego, ma dio cioè la coscienza, il vasto oceano dello spirito che ha manifestato per qualche tempo la piccola onda di consapevolezza che ora consideri te stesso (Yogananda, 2009).
Possiamo dunque affermare che la psicologia transpersonale è lo studio e l’applicazione di quelle esperienze che sembrano portarci oltre il nostro ordinario materiale psichico, verso uno stato ‘trascendente’, della coscienza.
Psicologia transpersonale: la coscienza umana e il sé transpersonale
Come dicevamo, fin dalla sua nascita, la psicologia transpersonale è ricorsa sempre alle antiche tradizioni spirituali per trarne uno stimolo ed un’indicazione operativa. Per giovane che sia, possiamo comunque indicare alcuni importanti punti al suo interno che aiutano a comprendere la coscienza umana. Nel regno dell’esperienza umana possiamo infatti dire che è possibile per gli umani sperimentare un grande allargamento ed espansione della coscienza che fa apparire la coscienza ordinaria, per comparazione, una manifestazione molto ristretta e limitata della più grande totalità del sé. Uno dei momenti più frequenti in cui questa espansione avviene spontaneamente e senza l’induzione artificiale è nelle famose esperienze di premorte chiamate N.D.E (near dead experience).
Anche il padre della psicosintesi e uno dei fondatori della psicologia transpersonale affermava:
In realtà noi non abbiamo un sé è un sé che ha noi (Assagioli,1971).
Il sé viene chiaramente inteso come “realtà ontologica” come il motore immobile aristotelico ovvero come un qualcosa che è e che non diviene.
Assagioli insisteva molto sul “proclamare e celebrare il sé ed aprirsi al suo mistero” ed insisteva molto su come il lavoro psicosintetico transpersonale fosse un processo che dura tutta la vita e non un singolo momento esperienziale indotto da tecniche. Per Assagioli in ognuno di noi esiste una parte saggia, pura, buona che lui chiama “sé transpersonale”. Una volta risvegliato questo sé transpersonale, o meglio aver compreso di essere un sé transpersonale, attraverso le tecniche e i metodi della psicosintesi da lui creata, l’individuo inizia un progressivo lavoro di armonizzazione della personalità, del corpo-mente e delle relazioni grazie appunto all’elevazione ed espansione della coscienza (Assagioli,1971). Difatti la psicologia transpersonale non è un aut aut, ma un trascendere ed includere, ovvero non si combatte, non si giudica e non si nega un sintomo di disagio, ma impariamo attraverso gli strumenti metodologici a trascenderlo ed includerlo all’interno del sé (Lattuada,2004).
Se sei interessato a sperimentare queste “tecnologie del sacro”, contattaci!
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